Questa la so! Sì, sì, la so proprio. La domanda? “Come si traduce?”. La risposta: “Dipende!”. Ma diciamoci la verità: in fondo, lo sanno tutti. Anche se magari non tutti si soffermano a riflettere sulle conseguenze che quel “Dipende!” ha per alcuni. Il non addetto ai lavori che per chiarire un dubbio puntuale cerca sul vocabolario il significato di una parola e tra le soluzioni proposte ne trova più d’una che fa al caso suo non sente, in genere, la necessità di indagare oltre: magari la sua prima scelta non è la traduzione perfetta, forse non è neanche la traduzione migliore, ma ai fini pratici delle sue esigenze è sufficiente. Il traduttore non può accontentarsi di una resa “sufficiente”. La precisione terminologica è parte integrante del servizio che offre. Non ha scampo: deve armarsi di santa pazienza, rimboccarsi le maniche e mettersi al lavoro. Perché l’immenso orizzonte di quel “Dipende!” deve restringersi fino a individuare un punto: una traduzione, quella più adeguata al suo specifico caso.
È in questo processo che è inciampata la collega che ha svolto la traduzione che ho corretto qualche giorno fa. Il testo italiano, nel complesso, era ben fatto, ma sulla resa di quel Präsidium è scattata la mia penna rossa.
Procediamo con ordine. Cosa vuol dire Präsidium? Nella prima accezione del termine, il Duden lo definisce come “a. leitendes Gremium einer Versammlung, einer Organisation o. Ä.” e “b. Vorsitz, Leitung”. È un “comitato direttivo”, dunque, la ” direzione” o “presidenza” di un dato ente. Si pensi, ad esempio, al Präsidium del Bundestag tedesco, composto dal Presidente e dai suoi Vice, o – per rimanere in ambito di politica tedesca – al Präsidium della CDU, il partito della cancelliera Angela Merkel, la cui articolatissima composizione è specificata nello statuto del partito (consultabile qui nella versione aggiornata al 2016).
Ecco, lo statuto. L’atto, come chiarisce il Treccani, in cui sono raccolte le norme fondamentali che regolano la struttura e l’attività di un’associazione, un istituto, ecc. Nell’ottica del traduttore, un utile strumento: per capire l’organizzazione e il funzionamento dell’ente, se questo ha carattere nazionale; per conoscerne il linguaggio ufficiale, se esso ha respiro internazionale. Perché, in genere, in questo secondo caso lo statuto esiste in più lingue. Magari anche nella lingua del traduttore. Che a quel punto deve concepire l’atto costitutivo non come una fonte di informazioni in più, ma come un vero e proprio vademecum terminologico.
Ebbene, nel quadro del progetto di qualche giorno fa a traduttori e revisori era stata fornita fior fiore di documentazione di riferimento: pubblicazioni, comunicati stampa, programmi di conferenze, ecc., nelle varie lingue in cui erano disponibili. Impossibile leggere tutto, va da sé. E forse proprio per questo alla collega è scappato. Ma c’era. Lo statuto dell’associazione, il Centro europeo per le questioni dei lavoratori (Europäisches Zentrum für Arbeitnehmerfragen, EZA). E lì, naturalmente, erano enumerati gli organi. Tra i quali figurava, nella versione tedesca, il Präsidium e, nella versione italiana, non la “Direzione” – come scritto dalla collega –, ma il Consiglio esecutivo. Traduzione tipica di Präsidium? No. Traduzione fornita dai vocabolari (Langenscheidt, Sansoni, ecc.)? No. Ma appunto, dipende…
Morale della favola: nel lavoro del traduttore, non c’e “Dipende!” che tenga. Il ricorso al vocabolario è solo il primo passo, il punto di partenza di un lungo percorso di ricerca e consultazione di materiali della cui importanza, a volte, si rischia di non essere coscienti. Chi lo può confermare con una storia personale? Chi si è trovato a correggere (o a commettere) un errore simile a quello del mio caso? Raccontatelo nei commenti!
L’autrice del contributo
Elisa Farina, nata e cresciuta in Italia, ha trascorso gli anni della prima adolescenza in Germania. Tredici anni più tardi si è stabilita in Spagna, dove vive tuttora e lavora come traduttrice dal tedesco, inglese, spagnolo e francese verso l’italiano. Per info: www.elisa-farina.com