“C’è la crisi”, da quanti anni sentiamo questa frase? Retorica o no, da quasi un decennio periodi di recessione si alternano a temporanee fasi di ripresa. Ma è ancora in corso la stessa crisi iniziata con i mutui sub-prime? E perché questa crisi dura così a lungo?
Da un punto di vista tecnico, questi periodi di turbolenza vengono classificati in rapporto al loro andamento, ben evidente nei grafici degli analisti. La crisi recessiva può essere ad esempio caratterizzata da una fase di crollo e poi di rapida ripresa (si parla in questo caso di recessione a V) o anche da una ripresa più graduale (recessione a U), mentre in altri casi la caduta può essere seguita da una fase di stagnazione (recessione a L). Più precisamente negli ultimi anni il mondo finanziario ha parlato soprattutto della cosiddetta double-dip recession e più di recente anche di una triple-dip recession. Nel primo caso Investopedia parla di “a recession followed by a short-lived recovery, followed by another recession”, mentre il MacMillan Dictionary definisce il secondo e più raro tipo di trend “a recession in which three periods of zero or negative economic growth are interspersed with short periods of economic recovery”. Il concetto pare chiaro in entrambi i casi: dopo una prima fase di caduta, l’economia ha registrato una breve ripresa seguita da una nuova caduta (con uno schema che si ripete di nuovo nel caso della triple-dip).
Nonostante la terminologia finanziaria faccia ampio ricorso all’inglese (come ho già avuto modo di segnalare nel caso della traduzione di bail-in, duration ecc.), in questo caso preferisco adottare una traduzione già di per sé evidente guardando i grafici: la double-dip recession è semplicemente una recessione a W con due fasi di caduta intervallate da una breve ripresa, mentre la triple-dip recession con il suo terzo “tuffo” può essere tradotta, in mancanza di una lettera dell’alfabeto apposita, come una recessione a tripla V. E a giudicare dai segnali di rallentamento che sono emersi nell’ultimo periodo, la recessione a W, di cui si è ripetutamente parlato negli ultimi anni, potrebbe facilmente tramutarsi in una tripla V, con una terza ricaduta tra il 2016 e il 2017.
Di conseguenza, quella che agli occhi dei consumatori sembra essere una crisi infinita, in corso da quasi 10 anni, è in realtà una fase storica più complessa che ha visto fasi di caduta alternate a brevi momenti di ripresa. O forse dovremmo riconsiderare i nostri canoni di “ripresa” (almeno per le economie sviluppate) e accontentarci di livelli di crescita del 2-3%? In questo caso, forse, la crisi è finita da tempo e dovremmo semplicemente abituarci a una nuova normalità. Che ne pensate?
L’autrice del contributo
Da oltre 10 anni Chiara Zanardelli si occupa di traduzioni finanziarie e legali nelle combinazioni inglese-italiano e spagnolo-italiano. Insieme all’amore per le lingue, nutre da sempre una forte passione per le nuove tecnologie e l’innovazione digitale. Per info: www.traduzionechiara.it