Dopo un 2016 che verrà a lungo ricordato per la Brexit e la vittoria di Donald Trump nelle elezioni statunitensi, il 2017 si apre all’insegna dell’incertezza, con i mercati preoccupati per le elezioni in Europa, le banche centrali che vanno in direzioni diverse, la crisi del QE e, come se non bastasse, l’ombra del terrorismo che continua a incombere sulle nostre vite. Da più parti si parla del 2017 come dell’anno del tail risk, nel corso del quale “il Pil cresce ma sotto la scure del rischio estremo, tanto improbabile quanto improvviso” (Il Sole 24 Ore). Se è vero che nel 2017 sentiremo parlare a più riprese di questo tipo di rischio, è importante capire già da ora di cosa si tratta e soprattutto arrivare da subito a una resa adeguata.
Una definizione molto esaustiva del termine è fornita da Investopedia:
Tail risk is a form of portfolio risk that arises when the possibility that an investment will move more than three standard deviations from the mean is greater than what is shown by a normal distribution. Tail risks include events that have a small probability of occurring and occur at the ends of a normal distribution curve.
Più semplicemente, il docente universitario Bob Conroy definisce questo rischio come “an event with a small probability of happening”.
Ma perché si parla di “tail” risk? Semplicemente perché si tratta di eventi nelle “code” della curva di distribuzione normale, ossia di eventi rari o estremi rispetto a quelli che si posizionano nell’area centrale della curva stessa.
E in italiano è davvero necessario ricorrere a questo anglicismo?
Per me è del tutto ingiustificato l’utilizzo della forma inglese nei testi di lingua italiana, sebbene questa sia una prassi molto diffusa sui quotidiani e siti Web italiani. E la ragione è semplice: perché utilizzare l’ennesimo forestierismo quando l’italiano riesce a trasmettere lo stesso senso? E le soluzioni non mancano. Si può adottare il più letterale, ma diffusissimo, rischio di coda, ma anche rischio estremo, rischio remoto e rischio di eventi rari. Anche cigno nero può essere adatto in alcuni casi a segnalare eventi che, a priori, hanno una bassissima probabilità di verificarsi. In molti casi la scelta dipende semplicemente dal gusto e dalle abitudini del cliente.
E voi, cosa preferite?
L’autrice del contributo
Da oltre 10 anni Chiara Zanardelli si occupa di traduzioni finanziarie e legali nelle combinazioni inglese-italiano e spagnolo-italiano. Insieme all’amore per le lingue, nutre da sempre una forte passione per le nuove tecnologie e l’innovazione digitale. Per info: www.traduzionechiara.it