Se aprite la pagina di economia dei principali quotidiani, quali sono le parole più ricorrenti in questi ultimi giorni?
In attesa del prossimo incontro della BCE che deciderà sul famoso QE (di cui magari parleremo in un’altra occasione), si continua a parlare di un’Europa in deflazione.
La CNN online ad esempio titola “Europe sinks back into deflation“, il Telegraph “EMU deflation is the final betrayal of southern Europe“, El País “Deflación peligrosa” e da ultimo Il Sole 24 Ore “L’Eurozona piomba in deflazione“.
Quindi deflation in inglese, deflación in spagnolo e deflazione in italiano esprimono lo stesso concetto: in sostanza, i prezzi invece di salire (inflazione) scendono. Come mai siamo in deflazione? Ovviamente è difficile rispondere in poche parole a questa domanda ma diciamo che spesso questo fenomento rappresenta la conseguenza di un rallentamento della domanda di beni e servizi che induce le imprese a vendere applicando prezzi inferiori.
Ma tornando alla terminologia che ci interessa in qualità di traduttori, spesso troviamo anche i termini disinflation, disinflación e disinflazione che esprimono un concetto molto diverso: i prezzi non scendono come nella deflazione ma semplicemente aumentano più lentamente; il segno resta positivo ma si passa ad esempio da un tasso d’inflazione del 4% a uno del 2% (con una disinflazione del 2%).
Sebbene i due termini siano piuttosto simili, non vanno assolutamente confusi: la deflazione è sicuramente un male per l’economia (il calo dei prezzi incide negativamente sui ricavi delle aziende che tagliano posti di lavoro, con le famiglie che dispongono quindi di minori risorse per incentivare questa domanda già debole), la disinflazione ha invece diversi vantaggi perché si riduce il costo della vita per i consumatori ma anche le imprese beneficiano di buoni rendimenti a livello di investimenti.
Quindi attenzione a chi traduce i vostri testi: di certo un traduttore specializzato non può cadere nel tranello deflazione/disinflazione!