Basta guardare su Facebook o su Twitter e si scopre che la RAI ha ripreso a tempestare i liberi professionisti con le richieste di pagamento del famoso “Canone speciale”.
Di che cosa si tratta?
“Devono pagare il canone speciale coloro che detengono uno o più apparecchi atti o adattabili alla ricezione delle trasmissioni radio televisive in esercizi pubblici, in locali aperti al pubblico o comunque fuori dell’ambito familiare, o che li impiegano a scopo di lucro diretto o indiretto.”
Da qui la richiesta di pagare il canone ai liberi professionisti che detengono un PC (praticamente tutti). Fortunatamente la RAI ha poi specificato: “…i personal computer, anche collegati in rete (digital signage o simili), se consentono l’ascolto e/o la visione dei programmi radiotelevisivi via Internet e non attraverso la ricezione del segnale terrestre o satellitare, non sono assoggettabili a canone “.
Tutto bene quindi ma che dire della dichiarazione della RAI “nell’eventuale coincidenza della residenza anagrafica con la sede dell’attività professionale si potrebbe configurare sia l’obbligo di pagare il canone ordinario per abitazione privata che quello speciale per ufficio“? Moltissimi liberi professionisti lavorano da casa, dove di certo hanno anche un televisore. Come dimostrare che l’apparecchio non è utilizzato per l’attività ma solo a scopo domestico (“in ambito familiare”)e quindi soggetto SOLO a canone ordinario?
Fortunatamente il mio studio non è dotato di TV, speriamo che basti!