Come molti di voi, oggi riprendo il lavoro dopo tre settimane di riposo “quasi” assoluto. Perché “quasi”? Perché oltre alle gite, alle passeggiate e a tutte le attività di queste vacanze trentine, non ho lasciato completamente spento il computer.
Forse è vero che i freelance non vanno mai veramente in vacanza?
Dopo aver liberato mente e corpo dallo stress della quotidianità (nella foto il rasserenante panorama delle Dolomiti dalla terrazza del Sass Pordoi), la vacanza mi ha permesso di concentrarmi su nuovi progetti, di leggere (ma non solo di traduzione) e di prepararmi per riprendere a pieno ritmo. E poi confesso, ho lavorato a questa nuova versione del mio sito: più snella nei contenuti, ottimizzata per la visualizzazione da dispositivi mobili e spero più accattivante!
Sicuramente chi non ha una propria attività riesce più facilmente a staccare la spina e a mettere da parte i problemi di lavoro. Tuttavia, almeno per me, l’idea del lavoro non è affatto alienante. Anzi, il riposo e la riduzione dello stress di cui si beneficia in vacanza mi aiutano a pensare, danno spazio a nuove idee e progetti. Non è stimolante avere un’attività il cui futuro dipende dalla nostre scelte? Indubbiamente si tratta di una grande responsabilità ma è anche gratificante sapere di avere in mano la propria vita.
Un altro aspetto della vacanza del freelance è certamente il fattore reperibilità; non si può sicuramente “sparire”, chiudere il PC e pensare di riaprirlo al rientro. Per quanto mi riguarda, non mi pesa affatto essere relativamente reperibile, ovvero rispondere alle email a fine giornata o essere comunque presente sui social media. Basta un po’ di organizzazione. Ma ci tengo a ribadire che si tratta di una scelta personale ed è possibile anche chiudere il PC per qualche settimana a condizione di:
- aver avvisato preventivamente i clienti;
- aver impostato una risposta automatica alle email che confermi l’avvenuta ricezione e dia un’indicazione dei tempi di risposta;
- aver programmato post e interventi sui social media (ad esempio tramite Hootsuite o altri programmi simili).
E voi, che ne pensate di questa incapacità di staccare completamente la spina? La vostra condizione di freelance vi impedisce di godervi appieno le vacanze? Ritenete sia sempre negativa? Aspetto i vostri commenti!
Buon rientro a tutti (o buona continuazione a chi ancora è in vacanza)!!!
Dimenticavo… Per quanto riguarda le letture “lavorative” dell’estate, ve ne segnalo (e consiglio vivamente) due: The Business Guide for Translators di Marta Stelmaszak e The Marketing Cookbook For Translators di Tess Whitty: il primo affronta molti concetti economici alla base di qualsiasi attività ma li applica al mondo delle traduzioni; ci spinge a lavorare verso un obiettivo, ad evitare di “girare a vuoto”, prendendo spunto da diverse strategie. Un approccio più generale e più semplice, ma non per questo meno interessante, è quello adottato da Tess Whitty che con la sua metafora della cucina ci presenta tutti i diversi aspetti del marketing per traduttori, sia per neofiti che per traduttori più esperti.