Anche se secondo i giornali il QE potrebbe avere i “giorni” contati, in realtà il programma di quantitative easing della Banca centrale europea dovrebbe continuare fino a marzo 2017 o, come ha sempre dichiarato Draghi, fino a quando l’inflazione non ritornerà in linea con l’obiettivo della BCE. In un discorso tenuto davanti all’Economic Club of New York, Draghi ha spiegato più in dettaglio il ruolo dell’inflazione nella politica della banca centrale:
The ECB’s objective is headline inflation, and there are good reasons for this, not least to keep purchasing power stable. Headline inflation is also a better predictor of short-term inflation developments. But core inflation has to be taken into account because it is more closely linked to medium-term inflation trends. In fact, ECB staff analysis shows that core inflation is a better predictor of medium-term headline inflation than headline itself. Persistently low core inflation is therefore a risk to our mandate.
La BCE non si limita quindi a considerare una sola inflazione ma due differenti indicatori, la headline inflation e la core inflation che, in italiano, sono spesso grossolanamente conosciuti come inflazione headline e inflazione core.
Ma davvero non possiamo fare uno sforzo in più ed evitare i forestierismi?
Partiamo dalla definizione: la headline inflation è “the raw inflation figure as reported through the Consumer Price Index (CPI) that is released monthly by the Bureau of Labor Statistics” (Investopedia) mentre il dato core è “a measure of inflation that excludes certain items that face volatile price movements because in finding out the legitimate long run inflation, short-term price volatility and transitory changes in price must be removed” (Investopedia).
Nel primo caso si può parlare quindi di un’inflazione “grezza” meglio nota come inflazione primaria o inflazione complessiva (Morningstar), poiché il dato viene calcolato su tutti i prodotti inclusi nel paniere di riferimento; nel caso del dato core, depurato dai beni che mostrano una forte volatilità di prezzo (ossia energia e alimentari), una valida traduzione è senza dubbio quella di inflazione inerziale (Garzanti Linguistica) ma anche l’espressione inflazione di fondo (Treccani) è molto utilizzata nel mondo finanziario.
Perché quindi cedere agli anglicismi? Le alternative di certo non mancano e basta fare un piccolo sforzo di ricerca per utilizzare una terminologia altrettanto appropriata ma in lingua italiana. Anche a voi è capitato di scontrarvi con un anglicismo profondamente radicato nella lingua italiana? Raccontatemelo nei commenti!
L’autrice del contributo
Da oltre 10 anni Chiara Zanardelli si occupa di traduzioni finanziarie e legali nelle combinazioni inglese-italiano e spagnolo-italiano. Insieme all’amore per le lingue, nutre da sempre una forte passione per le nuove tecnologie e l’innovazione digitale. Per info: www.traduzionechiara.it