Finalmente ci siamo: dopo tanto parlare di Brexit, siamo arrivati alla resa dei conti con l’elettorato britannico che oggi è chiamato alle urne per decidere sulla permanenza del Regno Unito nell’UE. Indipendentemente dall’esito del referendum e dai suoi effetti sulle due economie, uno dei pilastri stessi dell’UE pare ormai accantonato dopo che lo scorso 19 febbraio i leader europei hanno acconsentito all’esenzione formale del Regno Unito dall’impegno a perseguire la ever closer union.
Quest’espressione ricorre in molti documenti dell’Unione e soprattutto in documenti costitutivi come il Trattato che istituisce la Comunità economica europea (Trattato di Roma del 1957) dove i firmatari del trattato si dichiarano “determined to lay the foundations of an ever closer union among the peoples of Europe […]”.
L’espressione ha evidentemente una traduzione ufficiale che va assolutamente mantenuta e su cui non c’è molto da discutere, ossia quella di unione sempre più stretta. E anche se fonti autorevoli come Il Sole 24 Ore adottano traduzioni diverse (unione ancora più stretta, unione ancora maggiore, ecc.) è fondamentale mantenere la coerenza con la documentazione dell’UE.
Il problema, in questo caso, non è tanto nella traduzione ma nel significato dell’espressione spesso interpretata come una semplice aspirazione: ma cosa si intende davvero con queste tre parole, così importanti da creare una frattura tra Gran Bretagna e Unione europea?
Nella sostanza il Regno Unito intende mantenere la propria indipendenza in diversi ambiti (legislativo, economico, monetario, di frontiere, ecc.) mentre l’aspirazione dell’UE sembra quella di diventare una sorta di super Stato.
L’espressione potrebbe anche essere intesa in maniera più generale come “statement of the broad intent of the signatories to agree to the peoples of Europe cooperating, rather than fighting” (Millicent Ragnhild Scott), soprattutto tenuto conto che l’espressione è stata coniata nel dopoguerra. Un’interessante analisi viene inoltre fornita da Laura Cram, docente di politica europea presso l’Università di Edimburgo, che spiega nel MOOC sulla Brexit di Future Learn: “in order to bring together the now 28 Member States of the European Union, it was essential to find something that gave them a sense of commonality, but also enough room for manoeuvre within that to be able to go back and each sell it individually to their own public audiences. And, so ever closer union, in many senses, means a lot to some, and almost nothing to others”.
Nonostante la fumosità di quest’espressione, il fatto che il Regno Unito sia ufficialmente esonerato dal perseguire questo obiettivo la dice però lunga sul futuro dell’Unione che appare sempre più frammentata dopo questa concessione. E la ever closer union rischia di trasformarsi in una never closer union: come si può perseguire un’integrazione sempre più stretta quando uno degli Stati membri più importanti ne è esentato? Anche se si dovesse scongiurare la Brexit, non sembra anche a voi che quest’unione sempre più stretta si faccia ogni giorno più distante? Ed è possibile un’integrazione a velocità diverse? Aspetto le vostre opinioni nei commenti!
L’autrice del contributo
Da oltre 10 anni Chiara Zanardelli si occupa di traduzioni finanziarie e legali nelle combinazioni inglese-italiano e spagnolo-italiano. Insieme all’amore per le lingue, nutre da sempre una forte passione per le nuove tecnologie e l’innovazione digitale. Per info: www.traduzionechiara.it