Oggi celebriamo la Festa della Repubblica, una ricorrenza con cui, in Italia, ricordiamo un appuntamento con le urne che cambiò il volto del Paese in un passato non troppo lontano. In un futuro ben più prossimo, dall’altra parte del Mediterraneo, il popolo spagnolo sarà a propria volta chiamato a esercitare il diritto di voto, nel quadro di elezioni che, seppur meno significative del referendum italiano del ’46, apriranno comunque una nuova tappa nella vita politica della nazione. Il 26 giugno, infatti, si tornerà a votare per il rinnovo del parlamento, inevitabile conseguenza del fallito tentativo di creare un nuovo governo in seguito alle politiche del passato 20 dicembre. E come già in preparazione alle elezioni dell’anno scorso, il candidato del partito socialista, Pedro Sánchez, ha deciso di giocare la carta del gobierno en la sombra.
Nonostante la suggestiva assonanza, il gobierno en la sombra del PSOE non ha nulla a che vedere con l’espressione gabinete en la sombra (o semplicemente gabinete sombra) usata in spagnolo per definire il shadow cabinet del sistema politico inglese. Il “governo ombra” britannico, infatti, è una vera e propria istituzione, che si concretizza nella costituzione di un esecutivo parallelo al governo in carica i cui membri, rappresentanti del principale partito dell’opposizione, seguono da vicino l’attività dei corrispondenti ministri proponendo politiche alternative. La formazione presentata da Sánchez, invece, è di tutt’altra natura. A parte il fatto che nel sistema politico spagnolo questa particolare istituzione non esiste (il che non toglie che in altre circostanze e, soprattutto, in un momento diverso un gobierno sombra potrebbe trovare applicazione pratica anche senza il riconoscimento di un ruolo istituzionale ufficiale), nelle poche settimane precedenti alle elezioni i “ministri ombra” avrebbero ben scarse occasioni di ribattere ai rispettivi ministri in funzione. No, il gobierno en la sombra annunciato da Sánchez non è né più né meno che la formazione destinata a essere proposta come squadra di governo se il PSOE uscirà vincitore dalla votazione del 26 giugno.
Una differenza sostanziale di cui il partito socialista è consapevole. O così, almeno, interpreto personalmente il fatto che nel comunicato diffuso dal PSOE per rendere pubblica la rosa dei nomi e il curriculum di ognuno non si parla di gobierno en la sombra, bensì di “equipo de expertos que asesorarán al PSOE en la presentación de propuestas de gobierno”. Ci troviamo, dunque, di fronte a un’invenzione. Non certo concettuale, ma linguistica.
Come comportarsi, dunque, in italiano? Personalmente, ho deciso di optare per la traduzione letterale, facendo un calco dell’originale. Ne sono cosciente, “governo nell’ombra” non brilla proprio per eleganza e attrattiva, ma sono fermamente convinta che la ben più nota espressione “governo ombra” sarebbe fuorviante e del tutto inappropriata. Questo sì: preferisco scriverlo tra virgolette, il segno grafico che per eccellenza indica l’uso di un termine quasi con riserva.
Siete d’accordo? O forse avete proposte alternative? Abbiamo tempo almeno fino al 26 giugno per elaborare una soluzione più brillante!
L’autrice del contributo
Elisa Farina, nata e cresciuta in Italia, ha trascorso gli anni della prima adolescenza in Germania. Tredici anni più tardi si è stabilita in Spagna, dove vive tuttora e lavora come traduttrice dal tedesco, inglese, spagnolo e francese verso l’italiano. Per info: www.elisa-farina.com