Tra le notizie economiche più significative di questo agosto 2015, non possiamo che citare gli interventi della PBoC (la banca centrale cinese) sullo yuan che, in soli tre giorni, ha tagliato del 4,6% il tasso di cambio della valuta locale. Poco importa che queste misure siano dovute all’esigenza di liberalizzare il cambio per poter rientrare nel paniere di valute SDR o semplicemente alla necessità di dare la slancio alle esportazioni, i giornali di tutto il mondo hanno parlato di «yuan devaluation» e di «yuan depreciation».
Come specialisti, è inevitabile approfondire l’argomento e chiedersi se questi due termini siano corretti e intercambiabili.
Devaluation e depreciation (vale a dire svalutazione e deprezzamento) hanno il medesimo effetto sulle valute: a seguito di questi due fenomeni una moneta subisce una riduzione di valore rispetto alle valute di altri paesi. Tuttavia una differenza esiste.
La svalutazione è un processo artificiale, vale a dire avviene in un regime di cambi fissi dove una banca centrale decide di intervenire sul valore della propria moneta. Questo è proprio il caso della Cina dove esiste un regime di cambio controllato (con una banda di oscillazione del +/-2%) il cui andamento dipende dalla decisioni della banca centrale.
Di contro il deprezzamento è un processo naturale, con la riduzione di valore della valuta che dipende dall’andamento di domanda e offerta, senza alcuna ingerenza esterna. Il deprezzamento avviene in un contesto di cambi flessibili in cui la valuta oscilla per effetto di vari fattori economici. Rientra in questa definizione la riduzione di valore subita negli ultimi mesi dall’euro, il cui valore non è stato deciso a tavolino dalla BCE ma ha risentito della congiuntura economica in cui versa l’Unione.
Attenzione infine a non confondere la svalutazione con l’inflazione; l’inflazione è un aumento del livello dei prezzi che corrisponde a una diminuzione del valore interno della moneta; la svalutazione è invece una decisione delle autorità monetarie di ridurre la parità, il che si traduce in una diminuzione del valore esterno della moneta.