Cominciamo con un dato di fatto: negli ultimi anni, i Paesi dell’Unione europea hanno navigato in acque tempestose, in rotta di collisione con mostruosi scogli emersi in tutte le direzioni, dall’economia alla sicurezza, dall’ambiente alla coesione sociale. Continuiamo con un altro dato di pubblico dominio: nello sforzo di evitare il naufragio degli Stati membri, l’UE è corsa ai ripari elaborando tutta una serie di misure e strategie. In questo contesto si iscrivono i principali strumenti della politica degli investimenti dell’Unione, gli European Structural and Investment Funds che, lungi dall’essere una novità dell’ultima ora, molto devono nella portata e negli obiettivi agli sviluppi del passato decennio.
Ma cosa sono esattamente gli ESIFs o ESI Funds?
Il Glossario delle sintesi accessibile da EUR‑Lex li definisce come «funds that work together to support economic, social and territorial cohesion and deliver the objectives of the EU’s Europe 2020 strategy to generate smart, sustainable and inclusive growth». E li elenca uno per uno:
- European Regional Development Fund (ERDF);
- European Social Fund (ESF);
- Cohesion Fund (CF);
- European Agricultural Fund for Rural Development (EAFRD);
- European Maritime and Fisheries Fund (EMFF).
Ora, la traduzione in italiano del nome completo non comporta alcuna difficoltà. Lo stesso Glossario delle sintesi, nella versione italiana della pagina, ne offre la denominazione ufficiale: «fondi strutturali e di investimento europei«. Il problema sorge nell’uso della sigla. On-line si trova un po’ di tutto. C’è chi mantiene la sigla derivata dalle iniziali in lingua inglese e parla dunque di «fondi ESI«. C’è chi spinge questa scelta all’estremo, mantenendo la «F» finale di «Funds», alternativa a mio avviso poco sensata, visto che scrivendo «fondi ESIF» di fatto si ripete due volte la parola «fondi». D’altro canto, come dare torto a chi opta per queste soluzioni se è lo stesso sito web ufficiale dell’Unione europea (europa.eu) a usare, qui e là, le formule «fondi ESI» e «fondi ESIF«?
Personalmente, non ho dubbi sulla sigla da utilizzare: SIE. Non solo è indicata quale forma da prediligere dalla banca dati terminologica IATE, ma è anche la sigla specificata nel testo normativo di riferimento più rilevante per i fondi strutturali e di investimento europei, il Regolamento (UE) n. 1303/2013, che appunto recita:
Al fine di migliorare il coordinamento e armonizzare l’attuazione dei fondi che forniscono sostegno nell’ambito della politica di coesione, cioè il Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR), il Fondo sociale europeo (FSE) e il Fondo di coesione, con i Fondi per lo sviluppo rurale, cioè il Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR), e per il settore marittimo e della pesca, in particolare le misure finanziate a norma della gestione concorrente nel Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca (FEAMP), si dovrebbero stabilire disposizioni comuni per tutti questi fondi (i «fondi strutturali e di investimento europei – fondi SIE«).
Siete d’accordo con la mia posizione? O pensate che la soluzione non sia poi così ovvia? Dite la vostra nei commenti!
L’autrice del contributo
Elisa Farina, nata e cresciuta in Italia, ha trascorso gli anni della prima adolescenza in Germania. Tredici anni più tardi si è stabilita in Spagna, dove vive tuttora e lavora come traduttrice dal tedesco, inglese, spagnolo e francese verso l’italiano. Per info: www.elisa-farina.com