A partire dalla Brexit e dal conseguente crollo dei mercati che ha colpito soprattutto il settore bancario, le prime pagine dei giornali sono state dominate dalla crisi del sistema bancario italiano e dalle discussioni, a livello di Commissione europea, in merito a una possibile sospensione del bail-in. Sotto i riflettori c’è, in particolare, il caso di Monte dei Paschi di Siena: secondo i dati diffusi dalla stampa italiana, MPS avrebbe ancora 47 miliardi di euro di NPL a dispetto del netto miglioramento della gestione a livello di costi. Il problema degli NPL non affligge solo MPS ma gran parte dei bilanci delle banche italiane, appesantiti da questa voce che tocca livelli pari a circa 3 volte la media europea.
Ma cosa indica con precisione questo acronimo utilizzato di recente dalla stampa ma un po’ oscuro per i non addetti ai lavori?
NPL sta per non-performing loan vale a dire le “attività che non riescono più a ripagare il capitale e gli interessi dovuti ai creditori” (Borsa Italiana); anche se letteralmente possono essere definiti prestiti non performanti (oltre 2.000 risultati nella ricerca di Google), personalmente preferisco adottare la terminologia di Banca d’Italia che propende per crediti deteriorati.
In realtà nel calderone degli NPL rientrano diverse categorie di prestiti “critici” a seconda della scadenza, difficoltà del debitore e ammontare dell’esposizione. Innanzitutto ci sono le sofferenze (bad loan), caratterizzate da un’esigibilità incerta a causa dello stato di insolvenza del debitore, e gli incagli (substandard loan), la cui difficile esigibilità appare al momento di natura temporanea. Sempre fra i crediti deteriorati troviamo anche le esposizioni ristrutturate (restructured loan), posizioni che hanno subito modifiche contrattuali per aiutare il debitore ad adempiere ai propri obblighi di pagamento (ad esempio mediante un allungamento della scadenza), e le esposizioni scadute/sconfinanti (past-due loan) in cui rientrano i crediti che non risultano pagati da oltre 180 giorni. Di recente Banca d’Italia, in applicazione delle nuove disposizioni dell’Unione europea, ha però aggiornato la classificazione dei crediti deteriorati, eliminando le categorie degli incagli e dei crediti ristrutturati e aggiungendo le inadempienze probabili (unlikely to pay) ossia “Esposizioni creditizie, diverse dalle sofferenze, per le quali la banca giudichi improbabile che […] il debitore adempia integralmente alle sue obbligazioni creditizie” (Banca d’Italia).
Se a livello terminologico la situazione è complessa, di certo lo sono molto di più le condizioni del sistema bancario italiano che, per motivi legati alla congiuntura economica e alle cattive gestioni del passato, ora deve assolutamente ridurre il peso degli NPL. Come? Lo vedremo presto ma, per il momento, accontentiamoci di tradurre con una certa sicurezza non-performing loan con crediti deteriorati. Avete qualche obiezione in merito? Dite la vostra nei commenti!
L’autrice del contributo
Da oltre 10 anni Chiara Zanardelli si occupa di traduzioni finanziarie e legali nelle combinazioni inglese-italiano e spagnolo-italiano. Insieme all’amore per le lingue, nutre da sempre una forte passione per le nuove tecnologie e l’innovazione digitale. Per info: www.traduzionechiara.it