Ne abbiamo parlato poche settimane fa: da anni si sente parlare solo di crisi, una crisi che nell’ultimo periodo è arrivata a colpire anche un bene in passato intoccabile, il petrolio. Ma il greggio non smette di stupire e, dopo quasi due anni di sorprese in negativo fino al minimo di 27 dollari dello scorso febbraio, ad aprile si è beffato nuovamente delle previsioni che lo volevano in crollo dopo il nulla di fatto del vertice di Doha. Il petrolio ha quindi iniziato a risalire, complici diversi eventi che hanno inciso sulla produzione e le relative aspettative. Avere una chiara visione della situazione non è però facile perché non esiste un solo mercato petrolifero, ma si fa spesso riferimento a due specifiche tipologie di greggio: il Brent Crude Oil e il WTI Crude Oil.
Ma cosa indicano davvero questi nomi? E perché, se entrambi si riferiscono al prezzo del greggio, non sempre coincidono?
La produzione di greggio non è omogenea ma dipende dal profilo geologico della zona di estrazione; nello specifico, zolfo e densità sono cruciali per la determinazione del prezzo. In questa complessa situazione, il trading del petrolio vede la predominanza di due benchmark chiave: Brent Crude Oil e West Texas Intermediate (WTI) Crude Oil. Nel dettaglio, il Brent è un tipo di greggio estratto nel Mare del Nord, considerato di qualità inferiore rispetto al WTI per via del maggiore contenuto di zolfo. A dispetto di questa limitata produzione, il Brent contribuisce per circa due terzi alla determinazione del prezzo generale del petrolio, mentre il WTI è il riferimento per il restante terzo. Il WTI è un petrolio raffinato principalmente negli Stati centrali degli USA e nel Golfo del Messico, caratterizzato da qualità e prezzo superiori.
Sul fronte linguistico, è meglio non lanciarsi in voli pindarici: greggio Brent e greggio WTI sono ampiamente utilizzati in ambito finanziario. Entrambi rientrano tra i “petroli leggeri” (in inglese light sweet), dove light fa riferimento alla scarsa densità, sweet al ridotto contenuto di solfuri. Da ultimo potremmo sentir parlare anche di OPEC Basket – il paniere dell’OPEC (Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio) – un indicatore che fa la media tra i prezzi di sette differenti tipi di petrolio (estratti da Arabia Saudita, Algeria, Indonesia, Nigeria, Dubai, Venezuela e Messico) e che viene usato per verificare l’andamento di domanda e offerta del mercato. A dispetto dei diversi prezzi di tutte queste varietà è bene ricordare che in genere si muovono tutti nella stessa direzione ed è proprio la crescita o la discesa del prezzo che più conta per l’economia.
In chiusura, una curiosità sull’oro “nero”: lo sapevate che il petrolio greggio mostra in realtà variazioni di colore che vanno dal giallo al nero in rapporto alla percentuale di idrocarburi? Oro nero, black gold, oro negro… anche nelle vostre lingue utilizzate i colori in senso metaforico? Raccontatecelo nei commenti!
L’autrice del contributo
Da oltre 10 anni Chiara Zanardelli si occupa di traduzioni finanziarie e legali nelle combinazioni inglese-italiano e spagnolo-italiano. Insieme all’amore per le lingue, nutre da sempre una forte passione per le nuove tecnologie e l’innovazione digitale. Per info: www.traduzionechiara.it