I giornali parlano da mesi della deregulation promessa da Trump e anche in italiano il termine sembra ormai sdoganato (circa 19.300 siti .it secondo Google). Ma già lo sapete dove voglio andare a parare: possibile che non si possa trovare un’alternativa in italiano? Ci proviamo insieme?
Il Dizionario di Economia e Finanza di Treccani parla senza dubbio di deregolamentazione, ossia della “rimozione di norme legislative, licenze e regolamenti che ostacolano il libero agire del mercato”, mentre il dizionario Treccani online riporta:
Termine usato nel linguaggio politico ed economico (soprattutto con riferimento alla politica statunitense) per indicare la rimozione, da parte delle autorità competenti, di norme legislative e procedure amministrative ritenute tali da ostacolare o disincentivare gli investimenti, al fine di stimolare l’attività economica del Paese. Di uso frequente la corrispondente forma ingl. deregulation.
Meno diffuso, ma comunque accettato, è anche deregolazione che il dizionario Treccani online sui neologismi definisce:
Deregolamentazione; orientamento politico tendente alla soppressione di norme legislative che risultano eccessivamente vincolanti per lo sviluppo economico e l’attività d’impresa.
Fin qui ci sono pochi dubbi e deregolamentazione è sicuramente utilizzabile in riferimento alle aspirazioni di matrice trumpiana. Ma quando si parla di deregolamentazione, frequentemente ci si imbatte anche nel concetto di liberalizzazione. Quindi la deregulation è assimilabile alla nostra liberalizzazione? Sconsiglio di prendersi questa libertà terminologica perché come suggerisce Lorenzo Delli Priscoli:
[…] la parola “liberalizzazione” nel nostro ordinamento va intesa non come una semplice e brutale abolizione di norme (c.d. deregulation) ma “come razionalizzazione della regolazione” e “costituisce uno degli strumenti di promozione della concorrenza capace di produrre effetti virtuosi per il circuito economico. Una politica di ‘riregolazione’ tende ad aumentare il livello di concorrenzialità dei mercati e permette ad un maggior numero di operatori economici di competere, valorizzando le proprie risorse e competenze. L’eliminazione degli inutili oneri regolamentari, mantenendo però quelli necessari alla tutela di superiori beni costituzionali, è funzionale alla tutela della concorrenza e rientra a questo titolo nelle competenze del legislatore statale” (sentenza n. 178 del 2014).
Il rischio di assimilare la privatizzazione alla deregulation però esiste, come sottolineato nel Dizionario delle politiche pubbliche:
Al termine deregulation vengono attribuiti, nell’uso corrente, significati diversi, e in parte contraddittori: a) eliminazione di regole esistenti (in tale accezione la deregulation viene spesso associata alla privatizzazione); b) regole meno rigide, vincolanti o invadenti (riregolazione); c) regole di fonte diversa [..]
In alcuni settori la discrepanza tra liberalizzazione e deregulation si fa particolarmente accentuata: è il caso del trasporto aereo dove la liberalizzazione è avvenuta “attraverso una serie di norme ed accordi, che hanno consentito l’attuazione delle c.d. libertà dell’aria” (Federalismi) e dove “si parla troppo spesso di deregulation mentre in realtà si dovrebbe usare il termine liberalizzazione. Si avverte infatti la necessità […] di introdurre sì la libera concorrenza ma non si vuole certo arrivare ad un mercato senza regole” (Adnkronos).
Quindi promuoviamo il calco deregolamentazione? Decisamente sì! Per una volta, meglio il calco ormai accettato che un termine improprio.
Avete altre proposte? Aspetto i vostri spunti nei commenti!