Dopo dieci mesi di stallo politico, la Spagna ha finalmente un nuovo governo. Lo scorso 29 ottobre, Mariano Rajoy, candidato del Partido Popular, ha ottenuto dal Congresso dei deputati la fiducia per formare un nuovo esecutivo. Non sarebbe stato possibile – come non lo era stato a inizio settembre in un primo tentativo di nomina – se i parlamentari del Partido Socialista Obrero Español (PSOE) non avessero ricevuto dal Comitato federale la direttiva di astenersi in seconda votazione. Quindici deputati socialisti, tuttavia, si sono rifiutati di obbedire e hanno votato contro il via libera a Rajoy. In queste prime settimane della legislatura sono proprio loro, i díscolos, a fare notizia: le sanzioni amministrative stabilite per punirne la disobbedienza richiamano non meno attenzione delle prime mosse dei neo-insediati ministri.
Come spesso accade, la vicinanza formale tra spagnolo e italiano rischia di trarre in inganno. In questo caso, non ci troviamo di fronte a un falso amico: díscolo ha, effettivamente, tra le proprie traduzioni il sostantivo e aggettivo italiano “discolo”. Non c’è bisogno di essere esperti di lingue, però, per rendersi conto che parlare di “discoli” in riferimento a deputati che trasgrediscono la disciplina di partito è del tutto inappropriato.
Questo perché il termine spagnolo è privo delle sfumature e delle connotazioni proprie della parola italiana. Come si legge sul DRAE, díscolo significa né più né meno che “Desobediente, que no se comporta con docilidad”. In merito all’italiano “discolo”, invece, il Garzanti puntualizza “si dice di bambino o ragazzo vivace e indisciplinato”. Diverso, dunque, è il soggetto, diverso è il tono, diverso è il contesto.
Come cavarsela, allora, nella traduzione del flusso continuo di notizie sui díscolos del PSOE che in questi giorni inonda i media? Le opzioni non mancano: dissidenti e ribelli sono entrambe soluzioni valide, soprattutto quando il testo originale esprime un giudizio evidentemente critico; dissenzienti o deputati che si sono sottratti alla disciplina di voto sono possibilità altrettanto corrette, nonché più adeguate quando il testo di partenza usa un tono sostanzialmente neutro.
Cosa ne pensate? Avete proposte alternative? Scrivetele nei commenti!
L’autrice del contributo
Elisa Farina, nata e cresciuta in Italia, ha trascorso gli anni della prima adolescenza in Germania. Tredici anni più tardi si è stabilita in Spagna, dove vive tuttora e lavora come traduttrice dal tedesco, inglese, spagnolo e francese verso l’italiano. Per info: www.elisa-farina.com