Come ho avuto modo di scoprire questa settimana mentre mi documentavo per la traduzione di un progetto finanziato dal programma Erasmus+, tra le attività promosse dal nuovo programma europeo per l’istruzione, la formazione, la gioventù e lo sport vi è anche il cosiddetto job shadowing.
Noto anche come work shadowing, questo particolare strumento formativo “involves observing a professional in their job to gain a better understanding of the role. The purpose of shadowing is to achieve an insight rather than hands-on experience” (Prospects). Nell’accezione più ampia del termine – spiega Katharine Hansen – l’attività di shadowing può coinvolgere sia studenti e giovani ancora incerti sul cammino professionale da imboccare sia lavoratori con esperienza interessati a esplorare nuove opportunità di carriera o a migliorare il proprio metodo di lavoro attraverso l’osservazione di un collega. Nel quadro del programma Erasmus+, il job shadowing è previsto tra le attività incluse nell’azione chiave 1, tesa a incentivare la mobilità individuale ai fini dell’apprendimento, e rientra tra le possibilità offerte al personale docente e non docente della scuola e di istituti d’istruzione superiore, al personale IFP e al personale di organizzazioni attive nel settore dell’istruzione per adulti. Come spiegato nella guida al programma “Erasmus+” della Commissione europea, in questo caso il job shadowing prende la forma di:
Un breve soggiorno presso un’organizzazione partner in un Paese straniero con lo scopo di ricevere formazione seguendo i professionisti nel loro lavoro giornaliero nell’organizzazione ospitante, scambiarsi buone pratiche, sviluppare conoscenze e capacità e/o costruire un partenariato a lungo termine attraverso un’osservazione partecipativa.
Ora, come ci riferiamo a questo concetto in italiano? In vario modo. In base alle mie ricerche, sono in pochi a usare il termine inglese senza offrire alcun chiarimento. È ben più comune, invece, la scelta di impiegare l’espressione inglese seguita da una spiegazione più o meno dettagliata del concetto, magari accompagnata dall’accenno di una traduzione, vuoi letterale (ad esempio “lavoro-ombra“) vuoi più libera e articolata (ad esempio “osservazione dell’attività didattica” o “osservazione in un istituto partner all’estero“). Dal mio punto di vista, data la mancanza di un termine italiano consolidato, ritengo sia giusto mantenere l’inglese (per precisione), ma che sia anche preferibile affiancarvi una traduzione (per chiarezza).
Personalmente, dato che gli ambiti in cui può avere luogo il job shadowing non si limitano ai settori dell’istruzione e della formazione, tendo a orientarmi per una soluzione di ampio respiro, quale ad esempio “osservazione in situazioni pratiche di lavoro“. Non escludo, però, che sia più adeguato precisare di volta in volta il luogo di lavoro o l’attività professionale oggetto dell’osservazione. Chi si è già trovato a gestire questo termine in traduzione? Come ve la siete cavata? Scrivetelo nei commenti!
*La foto di copertina è di taymtaym ed è protetta da licenza Creative Commons (CC BY 4.0).
L’autrice del contributo
Elisa Farina, nata e cresciuta in Italia, ha trascorso gli anni della prima adolescenza in Germania. Tredici anni più tardi si è stabilita in Spagna, dove vive tuttora e lavora come traduttrice dal tedesco, inglese, spagnolo e francese verso l’italiano. Per info: www.elisa-farina.com