Quanto conta la fortuna o il caso nel nostro successo professionale? Se lo chiede questa settimana una traduttrice esordiente che racconta la sua esperienza e le sue aspettative rispetto all’incontro “Oltre i primi passi”, rivolto proprio a giovani traduttori. Dal racconto di Ilaria emerge una visione disillusa del mondo della traduzione editoriale, in cui le nuove leve faticano a entrare. Ma forse il “colpo di fortuna” ce lo dobbiamo costruire noi con attività di marketing, networking e soprattutto costante lavoro sulle nostre competenze linguistiche ed espressive? Un concetto che ha riassunto perfettamente ieri Stefania Marinoni che nel suo articolo per Senzaudio dice: “all’aspirante traduttore non si dice che, o sa scrivere bene, o non c’è trippa per gatti“!! Prima di lasciarvi all’articolo di Ilaria, vi segnalo altri pareri sull’incontro presso il Laboratorio Formentini (Thais Siciliano, L’Indro).
Buona lettura!
Martedì 16 febbraio ho preso parte all’incontro “Oltre i primi passi” promosso da AITI e STradE presso il Laboratorio Formentini, a Milano. Per una traduttrice in erba come me, ancora alle prese con le sfide degli inizi di carriera, le premesse sembravano eccezionalmente rosee: l’incontro infatti offriva la possibilità a traduttori e studenti di confrontarsi con le esperienze e i consigli di giovani traduttori e editor che ormai avevano superato questi primi ostacoli e avevano già mosso con successo “i primi passi” nel mondo della traduzione. Ammetto che martedì ero partita alla volta di Milano forse con eccessivo entusiasmo: dopo mesi e mesi di ricerche ero ormai certa che il manuale del perfetto traduttore in grado di svelare i segreti di una carriera di successo esistesse solo nella mia fantasia, eppure, visto l’incontro così promettente, mi ero lasciata ancora tentare dall’idea.
La moderazione tenuta da Giovanni Zucca è stata impeccabile e sono convinta che anche i partecipanti abbiano cercato di dare il meglio di sé per saziare l’avidità di informazioni del pubblico che avevano davanti. Si è parlato dell’importanza di una formazione continua, soprattutto post-laurea, e di come un buon cv non sia determinante per il successo di un traduttore; si è parlato di come approcciarsi alla ricerca di un lavoro (consiglio utile: evitare l’invio a tappeto di cv a indirizzi quali info@casaeditrice.it) e di come un’ampia rete di contatti faccia davvero la differenza. Ma fin qui nulla che non avessi già letto e riletto nei molti articoli che si trovano in rete.
Il momento peggiore in tutto questo credo sia stata la fase di presentazione e di grande rivelazione di come i relatori siano riusciti a dare inizio alle loro carriere. Francesca Bononi iniziò dalla traduzione di una guida turistica, affidatele da un conoscente e una volta laureata fu solo per caso che riuscì a convincere un editore a pubblicare i racconti che aveva tradotto per la sua tesi di laurea, proprio perché già della stessa autrice aveva appena pubblicato altre opere. Per Laura Bortoluzzi fu la vincita del concorso In Altre Parole organizzato dalla Bologna Children’s Book Fair a spalancarle le porte e furono i molti contatti instaurati per caso a spianarle la strada. Cristina Gerosa, editor di Iperborea, iniziò a lavorare per ISBN dopo un incontro fortuito con i futuri fondatori in un bar. Claudia Manzolelli di Rizzoli Ragazzi iniziò con uno stage non retribuito presso RCS ed ebbe la fortuna di conoscere e imparare il mestiere da Beatrice Masini. Enrico Passoni iniziò a tradurre grazie ai contatti stabiliti all’università e alla Fondazione Mondadori. Andrea Stringhetti, infine, solo per caso iniziò a tradurre per la camera di commercio italosvedese, entrando così nel mondo dell’editoria.
Il caso e la fortuna sembrano farla da padroni.
E qui sorge la mia domanda: sono questi i consigli utili? Sapere come altri siano stati fortunati e come “solo per caso” siano riusciti a raggiungere i loro obiettivi di carriera? Anche io ho avuto i miei colpi di fortuna: ho tradotto un libro ancor prima di laurearmi e ho un traduttore con esperienza che si è offerto di farmi da mentore, ma so benissimo che non sarà il caso a determinare il mio successo o la mia sconfitta in questa giungla della traduzione.
Ai giovani traduttori dico: in assenza di colpi di fortuna, non disperate, rimboccatevi le maniche, imparate a conoscere i meccanismi del mondo della traduzione e leggete, leggete, leggete. Vi consiglio in particolare “How to succeed as a freelance translator” di Corinne McKay e “The freelancer’s bible” di Sara Horowitz (fondatrice di Freelancer’s Union). E ricordate: fare rete non serve solo a crearsi contatti con traduttori più esperti. Anche gli altri giovani traduttori come voi potrebbero rivelarsi una risorsa.
Ai traduttori più esperti dico: l’unico vero modo di aiutare le nuove leve è prendersene cura. Purtroppo neanche due lauree ti preparano al mondo che c’è là fuori e i primi mesi di attività ogni giovane traduttore si sente perso e sopraffatto da tantissimi input e ostacoli insormontabili. Una guida è ciò di cui abbiamo bisogno. Se però una bottega o un mentoring vi sembra già troppo, poi non lamentatevi se il mercato è dominato da continue pratiche di dumping.
Ilaria Corti è una giovane traduttrice freelance EN/DE>IT molto solare e piena di energie. Laureata da poco, dopo una prima collaborazione con una casa editrice, ha deciso di dare il via alla sua attività da freelance con forza e determinazione. Sarta per passione, ama viaggiare e cucinare e spera un giorno di riuscire a gustare tutte le ricette di Jamie Oliver e Julia Child. Per info: www.ilaria-corti.com