Alla fine il sorpasso non c’è stato. Perché lo scrivo in corsivo? Perché questa volta, anziché concentrarmi su un forestierismo entrato più o meno stabilmente a far parte del lessico italiano, mi soffermo su un italianismo che nelle ultime settimane ha trovato posto sulle prime pagine di tutti i giornali spagnoli. Opinionisti, sondaggi e statistiche lo davano per scontato: alle elezioni del 26 giugno, il partito socialista (PSOE) si sarebbe visto scavalcato dalle forze politiche alla sua sinistra, alleate nella coalizione Unidos Podemos. Si sbagliavano. Ma il termine sorpasso ha conquistato una sua particolare vittoria. E poiché non c’è stratagemma narrativo più efficace dell’aprire il racconto con l’epilogo per poi retrocedere agli inizi della storia, riavvolgiamo il gomitolo del tempo e ricostruiamo il cammino di successo percorso dal nostro sorpasso.
Correva l’anno 1987 quando una modifica dei metodi di analisi statistica del PIL italiano ne sancì il superamento di quello inglese. Come si legge su Il Fatto Quotidiano, l’economia sommersa venne per la prima volta inclusa nel calcolo e l’Italia si trovò improvvisamente a occupare il quinto posto tra le potenze economiche occidentali. Dopo Stati Uniti, Giappone, Repubblica Federale Tedesca e Francia. Prima del Regno Unito, vittima del “sorpasso” appunto. L’espressione prese piede nei giornali italiani, venne fatta propria dai mezzi di informazione inglesi e qualche hanno dopo fece per la prima volta capolino in Spagna, in un contesto non economico, ma politico. Verso la metà degli anni ’90, Julio Anguita, coordinatore generale di Izquierda Unida, vedeva il suo partito più vicino che mai al tanto necessario sorpasso del PSOE. In modo analogo a quanto fatto quasi un ventennio prima dal PCI di Enrico Berlinguer, che nel 1976 aveva realisticamente sperato in un sorpasso della DC.
E dopo questo doppio flashback, torniamo al presente. In spagnolo, sorpasso è ormai di casa. Purtroppo non ha ancora convinto la Real Academia Española, che non lo ha accolto nel proprio dizionario, ma ha visto riconosciuti i propri meriti dal Diccionario Clave, che ne dà la seguente definizione: “En política, fenómeno por el que, en unas elecciones, un grupo político supera sobradamente a otro”. La Fundación del Español Urgente (Fundéu BBVA), punto di riferimento per chiunque tratti in spagnolo temi di attualità, continua a scoraggiare l’uso dell’italianismo (come ha fatto negli anni scorsi), ma mostra i primi segni di ripensamento. Nella versione aggiornata della pagina sul tema – pubblicata il 27 giugno, il giorno dopo le elezioni – afferma:
La adaptación sorpaso (con una sola ese en la sílaba final) así como las formas españolas sobrepaso, adelantamiento y superación son alternativas válidas al italianismo sorpasso, cada vez más frecuente en los medios de comunicación.
Un bel cambiamento rispetto a solo un anno fa, quando consigliava esplicitamente di evitare l’uso di sorpasso:
Bravo, sorpasso! Senza corsivo, perché in italiano, va da sé, lo usiamo senza troppe esitazioni (vedansi a puro titolo esemplificativo gli articoli del Corriere della Sera e La Stampa sui risultati elettorali).
Cosa ne pensate dell’avvincente storia di questo nostro “connazionale”? Quale italianismo accolto da una lingua straniera ha stuzzicato la vostra curiosità? Raccontatelo nei commenti!
L’autrice del contributo
Elisa Farina, nata e cresciuta in Italia, ha trascorso gli anni della prima adolescenza in Germania. Tredici anni più tardi si è stabilita in Spagna, dove vive tuttora e lavora come traduttrice dal tedesco, inglese, spagnolo e francese verso l’italiano. Per info: www.elisa-farina.com