Quasi quasi vi sento: – Ancora con questa resilienza? Ma non doveva essere un blog di traduzione finanziaria questo?
Vi voglio rassicurare: anche oggi vi parlerò di finanza con resilient, un termine in cui noi traduttori finanziari ci imbattiamo quasi quotidianamente. E voglio essere sincera, le prime volte mi dicevo convinta: non può essere tradotto con resilienza. Perché? Basta guardare alla sua definizione (Treccani):
resiliènza s. f. [der. di resiliente]. – 1. Nella tecnologia dei materiali, la resistenza a rottura per sollecitazione dinamica, determinata con apposita prova d’urto: prova di r.; valore di r., il cui inverso è l’indice di fragilità. 2. Nella tecnologia dei filati e dei tessuti, l’attitudine di questi a riprendere, dopo una deformazione, l’aspetto originale. 3. In psicologia, la capacità di reagire di fronte a traumi, difficoltà, ecc.
Vi sembra che ci sia una definizione adatta al contesto finanziario? Decisamente no, per cui mi sono convinta che resilienza fosse semplicemente un calco. A mia discolpa posso dire di non essere stata la sola. Ne parla infatti l’illustre Accademia della Crusca:
Con il significato di ‘capacità di sostenere gli urti senza spezzarsi’, la parola resilienza ha guadagnato, negli ultimi anni, una sorprendente popolarità, tanto improvvisa da favorirne la percezione come di un calco dall’inglese. Il termine, in realtà, era già presente nel vocabolario italiano, anche se il suo uso e il suo significato – prettamente tecnici – si celavano ai non specialisti.
Ed essendo noto che di fisica o ingegneria non capisco proprio nulla, l’ho tradotto a seconda dei casi con tenuta, capacità di resistere a eventi estremi, perturbazioni del mercato ecc. E invece la soluzione era lì, dietro l’angolo, la più banale. Il Sole 24 Ore la riporta persino nel suo glossario:
[…] Ma gli urti della crisi finanziaria del 2007-2008 hanno portato la ‘resilienza’ anche nel gergo della finanza. E i reggitori della politica economica si chinano sul problema di come migliorare la ‘resilienza’, cioè la capacità di resistere agli urti, del sistema finanziario nel suo complesso. […]
Dopo essermi cosparsa il capo di cenere davanti a tutti voi, vorrei però cercare di approfondire le ragioni di questa forte diffusione del termine resilienza. “L’esplodere di un uso più disinvolto di resilienza si data intorno al 2011: da allora il sostantivo – insieme al corrispondente aggettivo resiliente – circola sui media cartacei e digitali, cavalcando la particolare attrattiva ‘metaforica’ che è in grado di esercitare” (Accademia della Crusca). Ne parla Santoro in Manuale di contabilità e finanza pubblica:
Una nuova tecnica che si va teorizzando sarebbe la c.d. “resilienza” economica, intesa come metafora della resilienza fisica (capacità dei materiali di resistere agli urti senza spezzarsi) per significare, la capacità di adattarsi a nuovi equilibri con l’innovazione; essendosi, infatti, rivelata illusoria la parola d’ordine della sostenibilità, avente come obiettivo un equilibrio perfetto, appare più realistico imparare a gestire un mondo in perpetuo squilibrio, mettendolo in sicurezza con una maggiore resilienza, in quanto proprio la sua carenza ha reso possibile la crisi finanziaria in atto. (Andrew Zolli)
Sarà una moda del momento? Direi proprio di no, ne parla Bartezzaghi su Repubblica:
Adesso, però, di moda forse non è più il caso di parlare. L’impiego che del termine si sta facendo in economia individua proprio nella carente “resilienza” il difetto del sistema finanziario che, sottovalutato com’era, ha reso possibile la crisi che stiamo ancora attraversando. [..] “Resilienza” sembra proprio volersi avviare alla carriera di parola-chiave, e vedremo come andrà.
Cosa ne pensate? Siete affascinati dal valore simbolico di questo termine oppure ritenete sia una moda temporanea? Scrivetelo nei commenti!
L’autrice del contributo
Da oltre 10 anni Chiara Zanardelli si occupa di traduzioni finanziarie e legali nelle combinazioni inglese-italiano e spagnolo-italiano. Insieme all’amore per le lingue, nutre da sempre una forte passione per le nuove tecnologie e l’innovazione digitale. Per info: www.traduzionechiara.it