Proprio oggi il Corriere della Sera mette in evidenza la notizia del trattamento iniquo dal punto di vista previdenziale dei cosiddetti lavoratori senza albo, i famosi iscritti alla gestione separata.
Nel suo comunicato stampa Acta, l’Associazione Consulenti Terziario Avanzato, spiega chiaramente di che cosa si tratta:
«L’anno scorso, il ministro Sacconi ha annunciato in due occasioni che entro il 2010 l’INPS avrebbe mandato a ogni contribuente una «busta arancione” con un estratto conto sullo stato dei suoi pagamenti previdenziali. Sull’esempio della Svezia, ogni italiano avrebbe conosciuto le proiezioni riguardo alla pensione che può aspettarsi a fine carriera.
Quest’anno l’INPS ha smentito la promessa: nessuna busta, nessuna informazione.»
Cosa ci fa pensare tutto ciò?
Sempre Acta sostiene:
«Come mai si è preferito non mantenere la promessa? Forse perché è meglio che molti italiani non si rendano conto di che welfare li aspetti. Noi una percezione l’abbiamo già, poiché siamo soggetti a un sistema previdenziale fortemente sperequato. Per noi il rapporto tra contributi obbligatori e pensioni si configura come una vera truffa. Un professionista autonomo (il popolo delle Partite IVA) senza
Albo paga più di chiunque altro, per avere poco o niente in cambio.»
Anche Vico sul suo blog sul Corriere.it afferma:
«Ormai però, almeno secondo i più recenti dati dell`area milanese, solo un contratto su cinque è a tempo indeterminato e di conseguenza la contraddizione si fa stridente: abbiamo un sistema che non riesce a produrre posti fissi a sufficienza e però non rinuncia a tartassare i poveri cristi che per scelta o per necessità prendono la strada del lavoro autonomo. «
Quindi che fare? In dicembre grazie all’azione promossa da Acta si è ottenuto un temporaneo blocco degli incrementi alle aliquote INPS.
Pertanto è importante dare visibilità a questa notizia, per emergere da questa situazione di invisibilità e ottenere ciò che ci spetta.
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