Qualche tempo fa, traducendo una brochure, sono incappata in un termine un po’ misterioso e molto affascinante: hygge. Più cercavo di capire a cosa si riferisse, più mi rendevo conto che aveva mille sfaccettature! …E a quel punto sono scattati i miei [soliti, n.d.r] tumulti interiori:
– OoOoOmamma! e mo’ #comesitraduce?!?!
Keep calm… e no che non c’è l’aiutino da casa! (#seideromamicadecopenhagen)
Accantonata per un attimo l’immancabile ‘ansia da prestazione’, ho cavalcato l’onda delle letture passando da un articolo all’altro. E ne sono felice perché, al di là della ricerca terminologica, tutto ciò è servito a scoprire (o, più esattamente, a riscoprire): il fattore hygge, il segreto della felicità!
Etimologia di uno stato d’animo
Affonda le sue radici nell’antico germanico hyggja (“pensare” o “sentirsi soddisfatti e a proprio agio”) ma è entrato nell’uso attraverso il norvegese moderno (“sentirsi bene”): hygge è un termine danese ultimamente molto gettonato, la cui pronuncia potrebbe essere trascritta più o meno così: “hüü-gaa” (con l’“h” aspirata, mi raccomando!).
Se vi interessa saperne di più, guardate anche qui:
L’avrete capito: ieri come oggi, hygge traduce stati d’animo, sensazioni e sentimenti, designa momenti privilegiati e attimi fugaci – ma proprio per questo preziosi –, da vivere al massimo (per dirla alla Vasco ;-)).
Il “problema” è che hygge sembra stare alla traduzione come una parola dialettale sta all’italiano (o perlomeno così è sembrato a me). Se è vero, infatti, che la lingua è lo specchio della cultura, della mentalità di un popolo e del suo modo di vedere il mondo, hygge è LA prova lampante che, seppur dotati di due occhi e due orecchie, non tutti percepiamo la realtà nello stesso modo.
– Danese fai-da-te? No Alpitur? Ahi ahi ahi ahi!!!!
Come nella nota pubblicità del tour operator, all’inizio mi sono sentita un tantino “persa”…
Non potendomi proprio definire bilingue in danese (!), dapprima, ho tentato di capire a cosa fanno riferimento i danesi quando usano hygge e i suoi derivati – eh già, ci sono pure quelli! – e poi, ho cercato una possibile traduzione anche nelle mie lingue di lavoro.
E qui viene il bello!
Hygge: una parola, mille concetti
Hygge è più di un semplice termine: è una filosofia e uno stile di vita! Possiede sia la forma verbale (hygge) che aggettivale (hyggelig) e designa il presente, il “noi”, la condivisione, l’intimità, il piacere, il sentimento di comfort, di sicurezza e di protezione. Per dirla in maniera poetica, è “quel calore che si prova da bambini e poi si riconosce come casa o famiglia”.
–Sì vabbè, belle parole, ma facci un esempio concreto! –, direte voi.
Posso farvi un esempio di ciò che rappresenta per me, ma l’atmosfera hygge ognuno la ricrea a modo suo: è proprio questo l’aspetto fantastico – e oserei definire sostenibile – della felicità!
Per me, ad esempio, è la sensazione dell’aria calda sulla pelle quando mi asciugo i capelli ma solo se fuori piove o fa freddo (si nota tanto che non ho mai avuto un caminetto in casa?! XD); è il momento del tè preso sul divano con mio marito quando – finalmente! – c’è silenzio in casa; sono gli attimi e le risate condivisi durante una cena tra amici o in famiglia e i pomeriggi uggiosi passati in casa con i bimbi a dare spazio alla fantasia con laboratori creativi o a cucinare una torta.
Ma si può fare hygge (o hyggare) anche quando si (ri)vivono momenti piacevoli da soli o in compagnia (un bagno caldo circondati da candele accese o una cioccolata calda con un’amica), sensazioni, suoni e/o profumi (il rumore delle foglie bagnate dopo la pioggia), o ancora quando si (ri)attraversa un luogo (per noi) importante o suggestivo (per es., un posto che amavamo da bambini), ecc.
Insomma, hygge è un invito a ritrovarsi, all’essere e non all’avere, a saper gioire di momenti semplici e/o a farsi del bene mettendo da parte doveri, problemi e malumori!
Come a dire: ognuno è felice a modo suo! La felicità è qui e adesso: sta a noi rendercene conto e viverla appieno!
Ma mentre io mi sollazzavo con letture amene, Treccani si sono suicidati -_-‘’
Una volta scemata l’euforia per questa fantastica scoperta cultural-terminologica, sono tornata sulla terraferma e mi sono resa conto che tradurre con una sola parola una tale miriade di concetti sarebbe stato quantomeno complesso. Si esula, infatti, dal semplice rapporto 1:1 e ci si tuffa in un mare di riferimenti socio-culturali trasversali che, a volte, non combaciano perfettamente.
Con mia grande sorpresa, poi, ho scoperto che nessuna delle mie lingue di lavoro sembra ancora avere identificato una traduzione univoca per hygge.
Il Cambridge Dictionary, per esempio, definisce hygge
a Danish word for a quality of cosiness (= feeling warm, comfortable, and safe) that comes from doing simple things such as lighting candles, baking, or spending time at home with your family
Cosiness, cosy… sono queste le parole con cui gli anglofoni tentano di avvicinarsi al suo significato profondo. Eppure, sia con cosiness che con alcuni fra i (potenziali) traducenti francesi (cocooning) o spagnoli (“lo acogedor”) si perde il riferimento alla dimensione sociale, alla condivisione e all’interazione col prossimo, che può esserci ma che non deve necessariamente esserci.
In italiano, alcune possibili proposte di traduzione potrebbero essere (p-ista non esaustiva J): cercare il benessere, sentirsi a proprio agio, sentirsi in armonia (con) e simili (quindi, sensazione di benessere, ciò che fa (star) bene, pace interiore o semplicemente benessere, nella funzione sostantivata).
Eppure, è evidente che nessuna proposta è in grado di soddisfare appieno (almeno per come la vedo io).
Il problema è restare concisi abbracciando, però, tutti (o quasi) i concetti designati dall’originale. Ma più si entra nello specifico, più si perdono riferimenti lungo la strada.
Un’altra soluzione – per ora, la più diffusa –, è lasciare hygge in lingua originale e spiegare, ove possibile, alcune sue particolarità.
E voi, come sciogliereste il bandolo della matassa? Avete già tradotto hygge e se sì come?
**BONUS per i curiosi (Valentina questa è per te!)**
Per chi desidera saperne di più sulla filosofia hygge, ci sono vari libri (in inglese ma anche tradotti in italiano) sull’argomento. Durante le mie ricerche ne ho scoperti alcuni, ma basta fare un giro su Internet e vedrete che di libri e di approcci al tema ne esistono davvero tanti!
Qui, ne trovate alcuni:
- La via danese alla felicità, Meik Wiking, Mondadori
- Il metodo danese dei piaceri quotidiani, Louisa Thomsen Brits (autore), C. Pradella(traduttore), Sperling & Kupfer, disponibile su Amazon
- Il metodo danese per vivere felici. Hygge, Marie Tourell Søderberg, Newton Compton Editori
- Il metodo danese per crescere bambini felici ed essere genitori sereni, Jessica Joelle Alexander ed Iben Dissing Sandahl, Newton Compton Editori
In inglese trovate anche:
- How to Hygge: The Secrets of Nordic Living, Signe Johansen, disponibile su Amazon
- Hygge: A Celebration of Simple Pleasures. Living the Danish Way, Charlotte Abrahams, disponibile su Amazon
Per gli amanti della cucina (Debora, allarme “idea regalo”! ;-)):
- Scandinavian Comfort Food: Embracing the Art of Hygge, Trine Hahnemann, disponibile su Amazon
Per concludere, non poteva mancare la musica! Soundcloud, infatti, propone alcuni brani e stazioni definiti ‘hygge’.
Allora, cosa aspettiamo a essere felici?! 🙂 Buona hygge attitude a tutti!
L’autrice del contributo
Martine Moretti è una traduttrice freelance EN/ES/FR>IT. Dopo alcune esperienze di studio e lavoro in giro per l’Europa, decide di stabilirsi in Francia dove vive tuttora. Nel tempo libero ama viaggiare, leggere e il suo obiettivo quotidiano è coricarsi la sera, avendo imparato qualcosa di nuovo. Per info: Moretti Translations.