Lo sappiamo tutti: nell’era dei social media, internet è uno strumento utilissimo per condividere idee, confrontarsi e in ultima istanza fare networking. E proprio da un commento a un mio post è iniziato uno scambio di idee con la collega Elisa Farina. Come non invitarla a scrivere di terminologia, un argomento fondamentale per qualsiasi traduttore professionista?
Apro questo post con un dovuto e sincero ringraziamento a Chiara per avermi invitata a dire la mia su un argomento che sta molto a cuore a entrambe: l’importanza della precisione terminologica, in special modo nella traduzione di testi redatti sulla base di specifici riferimenti normativi.
Ci sono tipologie testuali che non solo ammettono, ma anzi esigono un approccio fresco e creativo da parte del traduttore. La brochure di una località turistica all’ombra dei Pirenei richiede al professionista la capacità di astrarsi dalle parole messe a fuoco sullo schermo per avventurarsi con la mente su erti e verdeggianti pendii, cogliere le fugaci impressioni visive di un maestoso paesaggio montano e sedurre il lettore con parole che non trasmettono dati, ma sensazioni.
E poi, ci sono tipologie testuali diverse, per le quali una più o meno ampia libertà espressiva è non solo sconsigliata, ma del tutto inaccettabile. Nel suo post Occhio alla terminologia – il rispetto delle traduzioni ufficiali, Chiara citava l’esempio di un testo relativo alla tutela dei dati personali. Da parte mia, porto l’esempio di un documento che conosco a fondo, un documento dalle caratteristiche formali precisissime: la scheda di dati di sicurezza (SDS).
Ci sono tipologie testuali diverse, per le quali una più o meno ampia libertà espressiva è non solo sconsigliata, ma del tutto inaccettabile.
La scheda di dati di sicurezza è uno strumento di comunicazione dei pericoli associati a una sostanza o miscela chimica pericolosa. Contiene informazioni dettagliate circa le proprietà chimiche e fisiche del prodotto, circa i rischi derivanti dalla sua manipolazione e utilizzazione, circa le misure di sicurezza da adottare per proteggere l’uomo e l’ambiente. La sua traduzione richiede, quindi, profonde conoscenze specialistiche. Tuttavia, ciò che contraddistingue un professionista competente e rigoroso è, ancor più del bagaglio di conoscenze sul piano linguistico e tecnico, la consapevolezza dell’importanza dei riferimenti normativi.
Troppo spesso il traduttore tende a vedere nel riferimento normativo una porzione in più di testo da tradurre. Lungi dall’essere una vuota etichetta – da rendere correttamente e poi dimenticare –, il riferimento a una legge nazionale, a una direttiva comunitaria o a un regolamento di settore è la porta di accesso a un testo che: a) offre una fonte di informazioni di incalcolabile valore (quante volte ci lamentiamo di non avere abbastanza contesto?); e b) indica a chiare lettere quale sia la terminologia da utilizzare per elaborare un testo nella lingua di arrivo che sia non solo corretto e preciso, ma anche e soprattutto a norma di legge.
È il caso dei riferimenti normativi citati espressamente in una scheda di dati di sicurezza. Propongo un esempio concreto. Se alla sezione 2 (Identificazione dei pericoli), la SDS recita “Classification according to Regulation (EC) No 1272/2008 [CLP]”, il professionista non potrà eludere l’obbligo di consultare il regolamento CLP nello svolgimento della propria traduzione. E nel momento in cui la suddetta sezione 2 parla di “Hazard Class and Category Codes”, di “Hazard Statements” e “Precautionary Statements”, il traduttore dovrà necessariamente usare le diciture corrispondenti impiegate nella versione italiana del regolamento: “Codici della classe e categoria di pericolo”, “Indicazioni di pericolo” e “Consigli di prudenza”, oggetto rispettivamente dell’Allegato VI, dell’Allegato III e dell’Allegato IV del regolamento CLP. Tradurre “Hazard Statements” come, ad esempio, “Avvertenze di pericolo” o “Precautionary Statements” come “Indicazioni precauzionali” – per ragioni di stile o di gusto personale – sarebbe sbagliato. Peggio: minerebbe la conformità legale della SDS.
A mio parere, dunque, la consapevolezza della rilevanza delle fonti normative è un tratto distintivo del professionista che presta la dovuta attenzione alla precisione terminologica.
Voi cosa ne pensate? Siete d’accordo? Avete esempi da proporre? È sempre molto interessante conoscere il punto di vista dei colleghi sulla questione.
P.S. Per chi fosse interessato ad approfondire l’argomento, presto terrò un webinar sul tema “Tradurre per l’industria nell’UE: la scheda di dati di sicurezza (SDS)“, organizzato attraverso Proz.
Elisa Farina, nata e cresciuta in Italia, ha trascorso gli anni della prima adolescenza in Germania. Tredici anni più tardi, ormai giovane donna, si è stabilita in Spagna, dove vive tuttora e lavora come traduttrice nelle lingue italiano, spagnolo, tedesco, inglese e francese. Oltre al suo sito web vi invito a seguirla su Facebook, Google+ e Twitter.