Ricordate il post di qualche settimana fa in cui difendevo l’uso di “educazione” come traducente di education? Mi riferivo a un termine ben preciso, entrepreneurship education, di cui, appunto, giustificavo la resa italiana “educazione all’imprenditorialità”. Oggi torno sul vocabolo education, ma nel contesto di un’espressione diversa: dual education system. E com’è ovvio che sia, se cambia il contesto, cambiano le riflessioni e le valutazioni, cambia la conclusione del ragionamento e dunque la traduzione.
Innanzitutto, chiariamo il concetto. A cosa facciamo riferimento quando parliamo di dual education system?
In estrema sintesi, a un sistema di formazione professionale rivolto a giovani dai 16 anni in su poggiante su due pilastri, la scuola e l’azienda, in cui la prima offre all’allievo una preparazione di base essenzialmente teorica e la seconda gli consente di approfondire le nozioni acquisite e di metterle in pratica. Diversamente da quanto avviene nelle formule di istruzione-tirocinio cui siamo abituati in Italia, nel sistema duale si ha una vera e propria compenetrazione del percorso formativo a scuola e dell’esperienza lavorativa in impresa, una complementarietà che è il frutto di “un sistema molto elaborato, che nelle sue diverse versioni prevede sempre un complesso equilibrio fra ore di lezione, formazione sul lavoro, certificazioni di competenze, aziende e formatori, esami, cooperazione di associazioni di categoria, scuola ed enti locali”, come sostiene in un proprio articolo l’Università degli Studi di Padova.
Del dual education system si dibatte molto in Europa da quando la crisi ha provocato un’impennata dei tassi di disoccupazione giovanile nei quattro angoli del continente. A livello di Unione come anche di singoli Stati membri, se ne incoraggia l’analisi come strumento in grado di favorire un’inversione di tendenza. Nel 2014, il Parlamento europeo ha pubblicato uno studio dall’eloquente titolo “Dual Education: A Bridge Over Troubled Waters?”. Il sistema duale, però, non ha le proprie radici nel mondo anglosassone: ad esserne la culla sono i paesi di lingua tedesca. In Germania, Austria e Svizzera, il duales Ausbildungssystem ha contribuito in modo sostanziale a tenere a freno il drammatico aumento del numero di giovani senza lavoro. Di qui, le grandi speranze riposte – anche nel nostro Paese, dove la sperimentazione è già in corso d’opera – nell’esportazione e nella generalizzazione del modello di sistema di formazione duale.
Ecco, l’ho detto. Sistema di formazione duale. Non di educazione duale. Come messo in luce dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, il sistema duale di stampo nord-europeo presenta evidenti differenze rispetto al sistema italiano di Istruzione e Formazione Professionale (IeFP) e al nostro modello di alternanza scuola-lavoro. Di certo, però, il sistema duale ha natura e obiettivi propri di un’attività di formazione, ben distinti da quelli intrinseci in un’attività di educazione.
Che sollievo dà avere qualche certezza nella vita! Voi cosa ne pensate? Condividete il mio categorico giudizio o vedete uno spiraglio di dubbio? Aspetto i vostri commenti!
L’autrice del contributo
Elisa Farina, nata e cresciuta in Italia, ha trascorso gli anni della prima adolescenza in Germania. Tredici anni più tardi si è stabilita in Spagna, dove vive tuttora e lavora come traduttrice dal tedesco, inglese, spagnolo e francese verso l’italiano. Per info: www.elisa-farina.com