Come rispondereste alla domanda “da cosa si riconosce un buon traduttore”? Mi è stato chiesto di recente e la domanda non è affatto banale.
Ovviamente un buon traduttore conosce bene la lingua straniera (detta anche lingua di partenza/sorgente), ma deve soprattutto avere un’ottima capacità espressiva nella lingua di destinazione (detta anche lingua di arrivo, generalmente la propria madrelingua). In italiano, come ci insegnano dalle scuole elementari (ora scuola primaria), le ripetizioni sono da evitare, come la peste.
In realtà non è sempre vero. Anzi il buon traduttore sa riconoscere quando ripetersi non è solo utile ma necessario. Facciamo un esempio tratto da un modello di contratto:
This Agreement is personal to the Executive, and the Executive shall not assign or delegate his rights or duties under this Agreement, and any such assignment or delegation shall be null and void.
In italiano saremo tentati di trovare dei sinonimi almeno per Executive, se non anche per Agreement. Ma è la strada giusta?
Assolutamente no, per due ragioni:
1) Il linguaggio legale, così come ogni linguaggio specialistico o settoriale, non ammette l’utilizzo di sinonimi. O meglio, i veri sinonimi in realtà non esistono. Per chi vuole approfondire, sulla Treccani si dice:
Nella prospettiva sistemica, tratto costitutivo dei linguaggi settoriali è la monosemia: si ha monosemia quando un termine tecnico appartenente a un sottocodice presenti un solo significato. Si parla allora anche di univocità nel rapporto tra tecnicismo e significato. Quando tale particolare significato a sua volta non può essere espresso che tramite un unico tecnicismo, escludendo in tal modo l’esistenza di sinonimi, si parla di biunivocità.
E questo vale per tutti i linguaggi specialistici, non solo per quello legale.
2) Nel caso del legalese, l’utilizzo di sinonimi è del tutto escluso dal bravo traduttore per una semplice ragione: i termini sono spesso definiti (dopo le premesse c’è sempre una parte di definizioni) e, quindi, questi termini vanno tradotti in maniera coerente per non dare adito a equivoci. I termini definiti sono ben identificabili in quanto riportati con la maiuscola; pertanto, nel nostro esempio Agreement ed Executive dovranno essere necessariamente tradotti sempre allo stesso modo. Anche quando non ci piace. Anche quando “suona male”.
Il tema dell’uniformità terminologica, anche detta consistency, è particolarmente caro ai traduttori tecnici ed è molto utile per valutare l’esperienza del vostro fornitore. In parole povere, anche per un non addetto ai lavori è semplicissimo verificare l’uniformità terminologica della traduzione e chiedere delucidazioni al traduttore in presenza di inconsistency. Magari il traduttore ha le sue buone ragioni, ma chiedere è del tutto lecito.
Vediamo un esempio. Se avete ricevuto un testo in cui Buyer è stato tradotto come Acquirente, Compratore o Committente a seconda dei casi, potete trarne due conseguenze:
1) Il traduttore a cui vi siete affidati non è così esperto come dice e ha erroneamente creduto che fosse opportuno evitare ripetizioni;
2) Il lavoro è stato suddiviso, a vostra insaputa, tra più traduttori e non è nemmeno stato revisionato da un’unica persona.
Qualora il documento in questione fosse un contratto, il destinatario del documento sarebbe giustamente confuso perché potrebbe supporre che Acquirente, Compratore o Committente facciano riferimento a tre soggetti diversi (in realtà si tratta sempre del nostro Buyer). E il problema non è banale. Le implicazioni di un errore di questo tipo possono essere molto gravi, soprattutto in un testo legale.
Qualunque sia la ragione dell’inconsistency, si tratta comunque di una pessima notizia per la qualità del testo tradotto.
Attenzione quindi a quando giudicate il traduttore sulla base della scorrevolezza o piacevolezza stilistica del testo: molti documenti non possono per loro natura essere una lettura “leggera” e non è certamente compito del traduttore semplificare un testo per il lettore. È buona norma in caso di dubbi confrontarsi con il traduttore che saprà e dovrà giustificare le sue scelte al cliente. Chiaramente questo discorso non vale per i testi letterari in cui lo stile assume una cruciale importanza, forse più della terminologia.
Avete altre curiosità in merito? Scrivetele nei commenti, le tratterò nel prossimo post!