Oltre ad occuparmi di traduzioni, mi capita molto spesso di effettuare revisioni di testi tradotti da altri. Anche il traduttore più esperto non è infatti esente da sviste e per offrire un prodotto finale di ottima qualità, la revisione è a mio parere imprescindibile.
Proprio nel corso di una revisione mi sono trovata questa mattina di fronte alla locuzione “sé stesso”.
Quanti di voi alla scuola elementare hanno appreso che “se stesso” si scrive senza accento e “sé” (da solo) con l’accento? Tuttavia, un revisore deve sempre verificare eventuali dubbi e, prima di correggere il lavoro altrui, deve essere davvero certo del proprio operato.
Come spesso accade, ho quindi scoperto che la grammatica ha subito un’evoluzione rispetto a quanto si insegnava negli anni Ottanta-Novanta. La “regola” diceva infatti che il pronome “se” si accenta sempre quando è isolato per distinguerlo dalla congiunzione, mentre non si accenta davanti a stesso e stessa, medesimo e medesima perché in questo caso è chiaro che si tratti di un pronome. Ma “se stessi” ad esempio? Seguendo la regola non richiederebbe l’accento ma è evidente che “stessi” potrebbe essere confuso anche con il congiuntivo del verbo stare.
Ecco perché oggi più fonti, anche molto autorevoli come L’Accademia della Crusca, indicano che “sé stesso” sia pienamente accettato e addirittura da preferire a “se stesso”. Una grande novità per molti di noi ma di cui è necessario prendere atto per stare al passo con l’evoluzione della lingua italiana. Nessuna lingua è statica non solo nella nascita di nuove parole ma anche nelle regole d’uso.