Ne sentiamo parlare tutti i giorni: l’intelligenza artificiale (IA o AI all’inglese) sta facendo passi da gigante. E se già vent’anni fa, la famosa vittoria di Deep Blue sul maestro di scacchi Garry Kasparov era stata indicativa delle potenzialità della tecnologia, la più recente vittoria di AlphaGo su Lee Sedol in una partita di Go rappresenta una vera e propria svolta nel campo dell’intelligenza informatica perché il programma ha dimostrato di saper “pensare” in maniera autonoma.
La direzione futura sembra ormai segnata e le sue applicazioni sono molteplici. In questo primo contributo sul tema, passerò brevemente in rassegna i tre campi che più mi sono vicini dal punto di vista professionale, lasciando poi spazio a futuri approfondimenti.
Quindi, in che modo l’IA sta incidendo e inciderà sul mondo linguistico, finanziario e legale?
IA e le sue applicazioni nell’universo linguistico
L’intelligenza artificiale trova certamente ampia applicazione nel mondo linguistico. Secondo uno studio di Harvard e Yale presentato al ThINK Digital:
Nel 2024 i sistemi di intelligenza artificiale tradurranno le lingue straniere meglio dell’uomo.
Dopo il D-Pad che è passato dalla fantasia di Gene Roddenberry alla realtà di tutti i giorni, anche il traduttore universale di Star Trek non sembra più così lontano dopo le Pixel Buds annunciate di recente da Google.
Già oggi molti traduttori risentono della concorrenza della traduzione automatica (MT) che, fatemelo dire, funziona sempre meglio ogni giorno che passa e a poco valgono gli esilaranti risultati che spesso sono diffusi sul web a dimostrazione dell’importanza dell’apporto umano. La MT non si riduce infatti al noto Google Translate ad accesso libero ma esistono sistemi molto più evoluti (la stessa Google offre prodotti più professionali) e/o proprietari che funzionano davvero bene e richiedono solo un post editing leggero.
Chiaramente alcuni settori soffrono sempre più di questa concorrenza (penso a esempio alla manualistica di basso livello) mentre altri (marketing, pubblicità, finanza, legale ecc.) ne risentiranno solo in misura più limitata: quando entrano in gioco riservatezza e creatività, la MT diventa un rischio e non un’opportunità per il cliente.
IA e le sue applicazioni nell’universo finanziario
Anche il mondo della finanza sta beneficiando degli avanzamenti informatici, soprattutto a livello di maggiori capacità intellettuali; ora è infatti possibile elaborare in tempi ridotti una quantità di dati impressionante. Un punto di vista interessante è quello presentato dal senior investment specialist di Aberdeen Asset Management, David Wickham, secondo cui:
L’IA ha il potenziale per democratizzare i sofisticati approcci quantitativi attivi rendendoli accessibili al grande pubblico.
Gli algoritmi di apprendimento automatico trovano molte applicazioni in finanza dai sistemi di rilevazione delle truffe ai chatbot bancari e al trading. Da ultimo come non citare i robo-advisor che tanto stanno preoccupando i consulenti finanziari?
Come per il mondo della traduzione però, anche nella finanza gli sviluppi informatici sono utili fino a un certo punto; ancora una volta Wickham esprime perfettamente il concetto:
[…] nonostante gli innegabili benefici del progresso tecnologico su leadership e gestione, nel pensiero critico e approfondito, e per compiti più creativi, l’apporto umano resta fondamentale.
IA e le sue applicazioni nell’universo giuridico
L’intelligenza artificiale non ha risparmiato nemmeno un settore così delicato come quello giuridico e di recente l’avvocato robot ha fatto il suo ingresso nei primi studi legali. L’avvocato robot è in realtà un assistente virtuale specializzato in diversi ambiti. C’è Ross che viene utilizzato negli studi per accelerare la noiosa fase di ricerca spesso affidata a praticanti e avvocati alle prime armi, ma anche Kira “una forma di intelligenza artificiale capace di abbreviare i tempi legati alle analisi di centinaia di pagine di contratti” e DoNotPay che si occupa di contestare le multe.
Avvocati a rischio quindi? Assolutamente no e come per i traduttori e i consulenti finanziari, gli aspetti più delicati della professione resteranno nelle mani dell’uomo.
L’intelligenza artificiale ci ruberà quindi il lavoro? Come contrastare questa tendenza?
È innegabile che diverse attività saranno sempre più gestite in maniera automatizzata e sicuramente chi lavora in questi ambiti risente già ora della concorrenza di questi strumenti. Questa tendenza non si può arrestare ed è inutile dire che la traduzione automatica sbaglia (sbagliamo anche noi traduttori umani) o che i vari robot si limitano a considerare i dati e non aspetti più variabili.
Se ci mettiamo in concorrenza con l’intelligenza artificiale, la battaglia sarà persa in partenza. Nessun traduttore sarà in grado di tradurre alla velocità di un software, così come per un avvocato è impossibile fare ricerche e studiare casi con le tempistiche di un robot.
Noi esseri umani dobbiamo però fare altro. E l’IA ci libera da alcuni compiti “time-consuming” per lasciarci più tempo da dedicare ad attività tipicamente umane, dove è necessario ricorrere al pensiero critico e a un approccio creativo. E lì, per ora, di concorrenza non ne vedo all’orizzonte.